INIZIALI ERRORI COMUNI
AUTOFOCUS
I sistemi autofocus delle moderne fotocamere sono sempre più sofisticati, ma quando guardiamo
le fotografie dei principianti ci rendiamo conto che l'errore più ricorrente è quello della messa a
fuoco sbagliata. Quando si è alle prime armi in fotografia, e non si è sviluppato ancora l'”occhio
fotografico”, cioè la capacità di giudicare consapevolmente la bontà delle proprie foto, si tende a
non dare molta importanza a quello che invece è un aspetto fondamentale: il soggetto della nostra
immagine deve essere perfettamente a fuoco. Credetemi: per un osservatore esperto non c'è
nulla di più fastidioso di vedere il soggetto fuori.
capire, prima di scattare, qual è il vostro soggetto e poi metterlo correttamente a fuoco.
In un ritratto la messa a fuoco deve cadere perfettamente sull’occhio e in particolare su quello più
vicino
Dove deve cadere la messa a fuoco? Ebbene, se il vostro soggetto è un essere vivente (una persona o un animale)
La questione non si pone neanche: mettete a fuoco perfettamente sugli occhi. Non c'è altro da aggiungere.
Se gli occhi sono su piani di fuoco diversi, mettete a fuoco sull'occhio più vicino. La questione
si chiude qui. Se gli occhi non sono a fuoco, cestinate l'immagine. Se state fotografando un paesaggio
la cosa è un po' più complessa. Potrei parlarvi dell'iperfocale, della necessità che la profondità
di campo sia estesa dal primo piano all'infinito
FOTO CONFUSIONARIA
Le fotografie errate si riconoscono soprattutto per una caratteristica: il disordine. Cosa significa?
Che nell’immagine non si riesce ad individuare un punto di interesse, oppure che sono
presenti fastidiosi elementi di disturbo. Cos'è il punto di interesse? Nella sua forma più elementare
è semplicemente il soggetto della vostra foto. Chiedetevi: nella foto che sto per scattare, oppure
che ho appena scattato, si individua facilmente il soggetto? Se la risposta è positiva, siete già
sulla buona strada. Nelle fotografie nelle quali il soggetto è costituito dalla scena stessa, come
ad esempio quando riprendiamo un paesaggio, i punti di interesse sono costituiti da elementi di
quel paesaggio che attirino l'occhio dell'osservatore e lo catturino.
Se l'occhio dello spettatore non sa dove posarsi, non riesce ad individuare uno o più elementi chiave
dell'immagine, la fotografia risulterà povera di contenuti, poco interessante.
State attenti però a che gli elementi chiave non siano troppi. Infatti, più sono, più diventa difficile gestirli.
Se sono presenti più elementi chiave, il fotografo dovrebbe cercare di disporli secondo schemi
geometrici facilmente individuabili dall'osservatore (ad esempio a formare una linea o un triangolo), altrimenti
si ingenererà la indesiderata sensazione di disordine.
Quando fotografiamo le persone dobbiamo stare attenti a che sullo sfondo non ci siano elementi di disturbo
come ad esempio un ramo che sembra trapassare la testa
IL SOGGETTO AL CENTRO DEL FOTOGRAMMA
Disporre il soggetto al centro del fotogramma non è sempre un errore. Talvolta la
composizione centrale non solo è giustificata, ma anche preferibile.
Ma nella stragrande maggioranza dei casi riconoscerete immediatamente le fotografie del principiante
perché ha posto il suo soggetto esattamente al centro dell'immagine.
Il risultato è sovente una fotografia noiosa, statica, priva di tensione compositiva.
L'occhio dell'osservatore va istintivamente al centro dell'immagine, vi trova il soggetto, non lo deve cercare,
non è guidato all'esplorazione della fotografia e alla scoperta di ciò che vi è rappresentato.
Per questo motivo esercitatevi a decentrare il soggetto.
Usate la regola dei terzi. Dividete idealmente il fotogramma in nove rettangoli uguali e disponete il punto
di interesse in uno dei quattro punti di intersezione.
INQUADRATURA AD ALTEZZA OCCHIO
Anche in questo caso non si tratta propriamente di un errore, diciamo che si tratta di una dimenticanza
che genera spesso foto banali.
La maggior parte dei fotografi si limita a portare la fotocamera all'occhio e a fare click.
In questo modo il soggetto verrà ripreso sempre dalla medesima angolazione, che è quella che
adotterebbe la stragrande maggioranza degli altri fotoamatori.
Cosa bisogna fare invece?
Cercare il punto di ripresa migliore, quello più adatto a valorizzare il soggetto, quello che ci restituisce
un punto di vista non banale.
Quindi prendiamo la buona abitudine di piegarci sulle ginocchia, stenderci a terra, salire su una sedia,
girare intorno al soggetto, allontanarci o avvicinarci, per trovare quello scatto inconsueto che possa
dare un pizzico di originalità alla nostra foto
ORIZZONTE STORTO
Un errore molto comune nei principianti, che èmolto molto fastidioso, specie se fotografiamo il
mare.
In fase di ripresa cerchiamo di tenere la fotocamera dritta, lasciandoci aiutare dai traguardi nel
mirino, o dal monitor della fotocamera, dove spesso è possibile inserire le linee guida
EVITARE DI TAGLIARE I PIEDI
Un altro errore molto diffuso è quello di tagliare dall'inquadratura parti del corpo in maniera innaturale.
Per esempio se fotografiamo un gruppo a figura intera capita di tagliare i piedi delle persone. Nei
ritratti a mezzo busto, invece, capita di “recidere” le braccia, i polsi, oppure le mani... Di solito,
anche se va valutato caso per caso, l'effetto non è piacevole. Cerchiamo di non tagliare gli arti.
Come fare se l'inquadratura è a mezzo busto? Facciamo raccogliere le braccia in modo da poterle
includere comodamente nell'inquadratura.
EVITARE IL MICROMOSSO
Anche questo è un problema che si riscontra spesso nelle fotografie dei principianti: l'immagine
non è sufficientemente nitida perché è mossa.
Questo problema può essere imputato essenzialmente a due cause:
• il movimento del soggetto;
• il tremolio della mano del fotografo.
Se stiamo fotografando un soggetto in movimento, a seconda della velocità di quest'ultimo dobbiamo
impostare un tempo di esposizione adatto a congelarne il movimento. Per ottenere un tempo
di scatto più veloce, nel caso la luce non sia sufficiente, dobbiamo aprire il diaframma e/o aumentare la sensibilità ISO. E’ vero che aumentando la sensibilità aumenta il rumore della foto, ma è meglio avere una foto “rumorosa” piuttosto che una foto mossa. Se il nostro soggetto invece è fermo, ma fotografandolo a mano libera risulta micromosso, ebbene la soluzione è la stessa: dobbiamo aumentare il tempo di scatto. Un buon parametro di riferimento è la seguente regola: impostare un tempo di scatto che sia l'inverso della focale equivalente utilizzata. Cosa significa? Supponiamo che stiamo utilizzando una focale di 200mm su una fotocamera con sensore del formato aps-c, quindi con rapporto di crop di 1,5x: la focale equivalente è 300mm. Il tempo di sicurezza per scattare a mano libera sarebbe quindi 1/300 di secondo (che non esiste, ma diciamo che 1/250 dovrebbe andare bene). Detto questo, aggiungiamo che si tratta di una regola empirica, soggetta ad alcuni fattori, ed in particolare a quanto è ferma la mano del fotografo e alla correttezza del suo modo di impugnare la fotocamera (impugnare correttamente la fotocamera è fondamentale)
Un primo errore da evitare è quello di sostenere la fotocamera con una sola mano. In questo modo si ingenerano infatti moltissime vibrazioni in più. Un altro errore comune (specialmente in chi proviene dalle compatte) consiste nel sorreggere la reflex esclusivamente dai due lati
La corretta impugnatura della reflex richiede quindi che si utilizzino entrambe le mani. In particolare, la mano sinistra ha il compito di reggere la parte inferiore dell’insieme fotocamera-obiettivo con il palmo, mentre le dita sono pronte a ruotare le ghiere di messa a fuoco o zoom. Nel contempo la mano destra regge l’impugnatura della fotocamera, con pollice ed indice pronti ad intervenire sulle ghiere di controllo e sul pulsante di scatto.
Per garantire una maggiore stabilità alla macchina fotografica nel momento dello scatto, inoltre, è importante ogni qual volta sia possibile, appoggiarsi ad una superficie stabile: potrebbe essere un muretto, una ringhiera o una parete. Facciamo in modo da scaricare il peso sul punto del nostro corpo in contatto con la superficie di appoggio, di solito il gomito, in questo modo le vibrazioni saranno quasi del tutto assenti
Quindi se scattate a mano libera, cercate di usare tempi di scatto più brevi possibile, compatibilmente
con gli altri fattori che condizionano la ripresa.
Ad ogni modo, la panacea per molti mali fotografici, e non solamente il micromosso, l'accessorio
che più di ogni altro contribuisce alla crescita fotografica dei neofiti, è un bel treppiede robusto. Se
non lo avete ancora nel vostro corredo pensate seriamente al suo acquisto, dandogli la precedenza
rispetto all'obiettivo nuovo che vi fa tanto gola...
SOVRAESPOSTO O SOTTOESPOSTO
Le fotografie sono sovraesposte quando l'esposizione è durata, in rapporto al diaframma utilizzato,
più del necessario, quindi l'immagine ha preso troppa luce, e si è “bruciata” (per usare il gergo
fotografico), appare cioè troppo chiara e si sono persi dei dettagli.
Al contrario, le fotografie sono sottoesposte quando hanno preso meno luce del necessario, e appaiono
quindi scure.
Si tratta di due errori abbastanza comuni, soprattutto se ci si affida all'esposimetro della fotocamera in situazioni che sono al limite, senza apportare i necessari correttivi. Le situazioni più critiche sono queste: • Soggetto inquadrato molto scuro (può generare la sovraesposizione); • Soggetto inquadrato molto chiaro (può generare la sottoesposizione); • Forte differenza di illuminazione tra le diverse aree dell'immagine. Per non avere foto bruciate o troppo scure bisogna curare con attenzione l'esposizione. Se abbiamo un soggetto molto chiaro, ad esempio un gatto bianco, o un paesaggio innevato, dobbiamo prevedere che l'esposimetro tenderà a sottoesporre: quindi compensiamo, attraverso l'apposito comando sulla fotocamera, impostando + 1 EV o + 1,5 EV (dipende dalla fotocamera). Similmente, se il nostro soggetto è nero, la fotocamera tenderà a sovraesporre: quindi compensiamo impostando - 1 EV o - 1,5 EV
Se la scena inquadrata presenta forti differenze di luminosità, entro certi limiti possiamo esporre per le
luci (usando la misurazione spot, e leggendo sull'area più illuminata) per poi cercare di recuperare
le ombre in post produzione: infatti è più facile, con i software di ottimizzazione delle fotografie, far
emergere dei dettagli dalle ombre, che recuperare aree bruciate.
Una buona abitudine è quella di scattare in RAW. Sul formato grezzo, infatti, vengono registrati molti più dettagli che sul Jpeg
Infine, impariamo a leggere l'istogramma dell'esposizione. In questo modo ci accorgeremo immediatamente se la fotografia presenta dei problemi di sovra o sottoesposizione, e potremo subito scattarne un'altra apportando le necessarie correzioni